Durante la scorsa edizione della fiera “Lamiera” a Milano ho avuto la fortuna di essere ospitato nel bello stand della UPT, nota azienda che commercializza, tra gli altri, il marchio Tecnostamp di Piacenza.
In una zona circoscritta si trovava un’area demo con una piccola e velocissima pressa elettrica della Euromac allestita di tutto punto con un attrezzaggio spettacolare e composto da tutto l’occorrente per poter costruire sul momento una scatolina con il coperchio con tanto di cerniera con perno e logo stampigliato.
Quindi io, da appassionato ex piegatore, non mi tiravo certo indietro quando la scorta di scatolette-gadget finiva (e c’è da dire che era proprio difficile a stare al passo!)
Ma ciò che più mi ha colpito in quell’occasione è stata la curiosità e l’attrazione di molte persone verso il primo utensile del gruppo di stazioni: una matrice oscillante.
“Quali vantaggi ha?” – “Come mai si utilizza??” – “Quanto costa???” e così via…
Ho notato che persino durante i corsi di Accademia della Piegatura, quando ne parlo, per molti risulta essere un argomento del tutto sconosciuto.
E allora, cosa sono le matrici oscillanti?
A che servono?
Quali sono i limiti e i vantaggi delle matrici oscillanti?
E soprattutto, ci sono dei “trucchi” per poterle sfruttare al meglio?
VEDIAMOLO!
LA DENOMINAZIONE
Ebbene sì, confesso che la dicitura “matrice oscillante” è una mia invenzione.
C’è altresì da dire che da più di uno viene ora utilizzata perché, comunque, risulta un modo efficace per farsi intendere.
Poi una grandissima parte di utilizzatori le chiama “ROLLA-V“, ma si tratta di una denominazione del tutto impropria, essendo un nome commerciale.
Va detto che ciò avviene perché il produttore di utensili inglese Rolla-V fu tra i primi a farle conoscere in Europa, ma è come chiamare “Jeep” qualsiasi fuoristrada.
Esiste poi la denominazione “MATRICI AD ALI ROTANTI“, meno utilizzato, ma ugualmente efficace.
I PUNTI PRO
Le matrici per piegatura tangenziale danno una serie di vantaggi d’importante rilievo.
Eccoli brevemente:
PRESERVANO LE SUPERFICI DAI CLASSICI SEGNI DELLE MATRICI A V
Le grandi superfici di appoggio consentono di scaricare le tensioni in zone molto più ampie della lamiera durante la piegatura.
Ne deriva che, ad esempio, in un inox protetto, non si assista al cedimento della pellicola in nessuna condizione, con conseguente ottima finitura superficiale.
Ne esistono addirittura alcune assolutamente specifiche per inox e superfici delicate, di fabbricazione giapponese e dotate di inserti plastici sui semi-rulli.
CONSENTONO PIEGHE NON PARALLELE AI CONTORNI CON UNA GRANDE QUALITÀ SU TUTTO IL BORDO
Laddove ci sia una lamiera da piegare in modo “obliquo”, quindi così:
non avverrà il classico ricciolo di sfogo sulla punta come nelle matrici tradizionali, ma si otterrà una superficie perfettamente piana, ottima ad essere successivamente accoppiata ad un’altra durante, ad esempio, un assemblaggio.
CONSENTONO RANGE DI SPESSORI PIUTTOSTO AMPI
Solitamente per la carpenteria medio-leggera ci sono da tre a cinque i modelli di matrici oscillanti nel catalogo, dove ognuna di esse permette di piegare da uno spessore minimo ad uno spessore massimo con pieghe anche sottosquadra. Quindi, in linea teorica, potrebbe essere utilizzata un modello di matrice oscillante per lavorare più spessori, massimizzando il tempo di cambio utensili.
(Chiaramente gli sviluppi vanno adeguati all’eventuale nuovo attrezzaggio.)
SOPPORTANO ALTI TONNELLAGGI
Un modello medio, nello standard Wila è capace di sopportare anche 150 Ton/m
CONSENTONO LA REALIZZAZIONE DI BORDI MINIMI RIDOTTI
Soprattutto spostandosi sulla parte alta del range di spessori supportati, si possono ottenere delle pieghe molto corte, ben di più rispetto alle tradizionali matrici a V.
A DIFFERENZA DI UN TEMPO, ESISTONO I FRAZIONATI
I PUNTI CONTRO
Ma… c’è qualche svantaggio?
Ovviamente sì! Ci mancherebbe…
Ma si tratta di ostacoli che vanno presi in considerazione in maniera analitica e seria.
Quindi non è corretto né particolarmente astuto fermarsi per partito preso davanti ad uno di essi o ad entrambi.
Se le matrici oscillanti si rivelassero realmente adatte alla maggioranza delle tue lavorazioni, sarebbe un peccato non pensarci su…
E dunque, i difetti sono:
IL PREZZO
Anche se è un valore assolutamente relativo, se paragonate alle matrici tradizionali, i valori in campo sono (ovviamente) nettamente superiori.
VANNO TENUTE PULITE
Soprattutto se si utilizzano per lavorare pezzi di acciaio al carbonio con taglio nero, la calamina può accumularsi tra i semi-rulli.
SONO PIUTTOSTO LARGHE
Significa che non è possibile compiere pieghe contrarie ravvicinate, in altri termini, Z troppo basse.
RICHIEDONO UNA FORZA DI PIEGATURA TENDENZIALMENTE SUPERIORE RISPETTO ALLE MATRICI TRADIZIONALI
E come le disegno nel controllo numerico?
Non è un’operazione complessa, anche senza particolari conoscenze la si può portare a termine.
(Quando lavorai per la prima volta con una matrice oscillante, quindici anni fa, i dati forniti dal costruttore non erano così esaustivi.)
Tuttavia, ragionando, immaginiamo che l’interasse di rotazione dei semi-rulli di una matrice oscillante sia, di fatto, molto vicino alla larghezza V di una matrice tradizionale.
C’è da dire che oggi i costruttori danno tutte le specifiche che servono.
Simulando la rotazione dei semi-rulli di un modello moderno di matrice oscillante (come si vede in figura) si nota che il profilo della matrice da disegnare è lievemente diverso da come lo avevo immaginato anni fa.
E quindi si disegna sul controllo numerico una matrice a V tradizionale avente larghezza V (dato fornito dal costruttore), raggio r=z (altro dato del costruttore) e apertura pari al minimo valore di gradi consentito dal modello.
Completiamo il disegno parametrico sul CN con le misure di ingombro reali e otterremo una “falsa matrice a V” con cui lavorare con una per piegatura tangenziale in sicurezza.
Come mi regolo con gli sviluppi?
Ho volutamente affrontato questa questione dopo aver parlato di come disegnarle sul CN.
Questo perché, una volta conosciuto il valore di V della matrice oscillante, i ritiri della lamiera in piegatura sarà paragonabile ad una matrice dalla larghezza di V analoga, ma attenzione: a 88° gradi!
Chi “lavora di fino” sa che un conto è piegare con una matrice con una V più profonda come 60° o meno, ben altro è piegando con una da 88° o tuttalpiù 85°.
Queste ultime, infatti, generano raggi interni di piegatura più piccoli e conseguentemente meno ritorno elastico e hanno bisogno di sviluppi leggermente più lunghi.
I TRUCCHI DEL MESTIERE
Ci sono dei trucchi per esaltarne le caratteristiche?
Certo che sì!
Con un bel po’ di esperienza e una certa dose di fantasia, ci sono dei casi in cui le matrici oscillanti danno il meglio di sé e anche di più!
Il tutto lavorando in sicurezza e ottenendo ottimi risultati.
Il primo è una modalità di lavoro particolare e tradizionalmente insidiosa, dove il loro impiego non viene mai considerato e dove, invece, riescono a fare una grande differenza.
Il secondo è una “malizia” che consente di superare le prestazioni garantite dal costruttore senza rischiare nulla.
Quest’ultimo è un argomento molto interessante, ma che meriterebbe un approfondimento ulteriore!
Per tutte le tue richieste e le domande sull’argomento, la formazione e la consulenza di Accademia della Piegatura scrivimi senza impegno all’indirizzo emiliano@accademiadellapiegatura.it
E quindi alla prossima!
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